Segreti (o i confini dell’innocenza)

L’influenza di Terence Malick straborda. I silenzi e le immagini “troppo” belle, il montaggio azzardato, le inquadrature decentrate, ne fanno un cortometraggio da guardare con stupore, affascinante. La storia, nonostante il finale sospeso, tiene e interroga lo spettatore: il cosa succederà non ci riguarda. L’attenzione si sposta tutta sulla nascita del segreto, dietro il sorriso buono, innocente di Giulia, l’infazia che tutto rende gioco, anche le più terribili brutture.
Ne vien fuori una tensione, un’attesa, la cui grandezza sta nel non risolversi.
Yuri è l’uomo nero, ammaliatore nascosto e invisibile, che vorrebbe fare del suo film preferito (Picnic at Hanging Rock di Peter Weir) una situazione reale, testando le possibilità di aggirare il buono, l’onesto portando Giulia dalla sua parte, nel silenzio in cui si nasconde.
La brevità dei cortometraggi induce gran parte dei registi a investire tutto sulla dimensione raccontata, sui fatti. È un piacere trovare cortometraggi come questo che invece non solo raccontano ma si occupano anche di “mostrare”.
Bellissimo l’esordio nel modellino di casa con cui Giulia gioca, un luogo ideale, una dimensione ideale che è invece sovvertita dalle tante ombre, dai tanti riflessi delle immagini successive, quasi a mostrare che nella realtà ogni cosa ha facce nascoste, speculari e insospettabili. Lo stesso contrasto si ha nelle scene successive: il tentativo umano di controllare la natura (la voce nella classe che scandisce l’anno in mesi e giorni, i giorni in ore) e la natura incontrollabile e misteriosa del racconto di Yuri (la sua risata spettrale è decisamente la chiave del film).
È la stessa Giulia a chiedere «Posso provarlo?» indossando il casco e intentendo il “segreto”, cieca, bendata come è ben espresso dal montaggio parallelo.
Potente e consapevole l’uso dello sfocato. Il sonoro sa commentare benissimo ogni immagine, quasi fosse una voce fuori campo, un coro.
Giulia cresce nella pellicola, nella foto di gruppo con la sua classe è l’unica a non sorridere assieme alla sua amica. Nella successiva scena gli altri scrivono, lei no: lei pensa.
Giulia ha l’aria di chi è già oltre, di chi già “sa”.

Visibile qui: http://vimeo.com/62535819

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